Giovedì 9 novembre alle 17:30, alla Galleria Zetaeffe di Firenze, è stato presentato il volume Il racconto della grafica Storie e immagini del graphic design italiano e internazionale dal 1890 a oggi di Andrea Rauch. Oltre all’autore, sono intervenuti il professore e architetto Adolfo Natalini, il professore di filosofia teoretica alla Scuola Normale Superiore di Pisa Sandro Savorelli e il poeta Giuliano Scabia.
Giovedì 17 marzo alle 17:30, nel Foyer di Galleria del Teatro della Pergola, saranno presentati i volumi II e III dei Testi (1954-1998) di Jerzy Grotowski. Parteciperanno Mario Biagini, Renata M. Molinari, Carla Pollastrelli e Thomas Richards. La presentazione segna il primo appuntamento pubblico nel trentesimo anniversario del Workcenter, attivo dal 1986 a Pontedera grazie all’iniziativa del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale.
Prima c’è stato Burning Books #2, la distribuzione pubblica dei volumi del catalogo Ubulibri che dopo il festival di Santarcangelo si è svolta a Bologna all’Arena del Sole, poi l’Associazione Ubu per Franco Quadri, di cui faccio parte, ha presentato le nomination dei Premi Ubu 2015 la cui cerimonia di consegna si terrà a Milano – lunedì 30 novembre, alle 18.30, al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello con il patrocinio e contributo del Comune di Milano e del Consiglio Regionale della Lombardia.
Non dovrebbero sorprendere i consensi sin qui ricevuti dal libro Dove sono i nostri. Lavoro, classe e movimenti nell’Italia della crisi (La casa Usher, Lucca, 2014). E’ infatti positivo che qualcuno si ponga l’obiettivo di affrontare seriamente la “questione delle questioni”, ossia com’è formato, oggi, il proletariato italiano.
Non si usa qui a caso l’avverbio seriamente. Troppo spesso tale nodo decisivo viene risolto aprioristicamente, ad esempio definendo la nostra classe di riferimento sulla base dell’intuizione, più o meno fondata, di alcune tendenze della realtà sociale e produttiva, senza successive verifiche di alcun tipo.
Di contro, vi è anche chi si basa esclusivamente sulla prassi quotidiana, per cui i soggetti raggiunti dal proprio intervento (che siano i disoccupati organizzati nelle liste o, poniamo, chi lavora nelle cooperative sociali) diventano automaticamente quelli centrali, le cui caratteristiche sarebbero rivelatrici della generale condizione degli sfruttati.
Un libro unico nel suo genere, che non esito a definire indispensabile per tutti coloro che, in Italia, non si rassegnano a vedere la classe operaia continuamente calpestata e spogliata dei suoi diritti. A partire da uno fondamentale: il diritto… all’esistenza, nel senso del riconoscimento del fatto che esiste. Politici e sociologi si affannano da un pezzo a dire che la classe operaia propriamente detta non c’è più, che è stata assorbita dai ceti medi, che la sua materialità si è stemperata nella centralità del lavoro intellettuale. Salvo scoprire lotte vivaci che hanno a protagonisti facchini, braccianti, portuali, trasportatori e addetti alle pulizie. Oltre a operai di fabbrica “sopravvissuti” al dilagare del cosiddetto lavoro cognitivo.
Curiosamente, mentre leggo il lavoro collettivo dei Clash City Workers (Dove sono i nostri. Lavoro, classe e movimenti nell’Italia della crisi, La casa Usher, Firenze-Lucca 2014) mi arriva un testo, ordinato, di due studiosi dell’Hamilton College di New York (Henry Rutz, Herol Balkan, Reproducing Class: Education, Neoliberalism, and the Rise of the New Middle Class in Istanbul, BerghahnBooks, Oxford-New York, 2013): insomma la questione del ripensamento del concetto di classe, e della sua morfologia reale, finisce sempre per raggiungerti da più parti. Certo, il lavoro di Rutz e Balkan non solo riguarda un’altra classe, quella media, ma anche un altro paese, la Turchia, in un periodo economico molto diverso. Infatti buona parte del lavoro etnografico di Reproducing Class risale al periodo in cui il Pil turco cresceva mediamente del 4% annuo, anni ’90, mentre una parte successiva è del periodo in cui il prodotto interno lordo ha sfondato persino il 7% (metà anni 2000). Eppure il lavoro di Rutz e Balkan, come vedremo, finisce per tornare utile proprio per completare il commento al testo collettivo dei Clash City Workers. Leggi l’articolo
Finalmente! È questa l’esclamazione che mi è venuta spontanea dopo aver girato l’ultima pagina del libro Dove sono i nostri. Finalmente! E adesso mettiamoci al lavoro. È un libro che molte e molti aspettavano e io con loro. Ma chi siamo quelli e quelle che lo aspettavano? Tanti, ma forse non tutto il “movimento”; per ora solo quelli che hanno una gran voglia di mettersi in gioco, di mettersi in movimento e gettarsi nella lotta, perché hanno la consapevolezza di essere parte di quel settore sociale, di quella classe che è costretta a vendere la propria forza lavoro per campare e dunque non possono fare a meno del conflitto, della resistenza e dell’offensiva, altrimenti soccombono.
A proposito del “Dossier Pantani” a cura di Gerardo Guccini pubblicato nell’ultimo annale di “Culture Teatrali” (22, 2013), attualmente nelle librerie.
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Sigmund Freud
Manoscritto 1931. Inedito in edizione critica
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Il volume rappresenta l'edizione critica del più cospicuo inedito di Sigmund Freud di cui si abbia notizia. [...]
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