il Centro di ricerca OMAR CALABRESE
in vista della prossima uscita della rivista Carte semiotiche – Annali 9 | Scene della nostalgia lancia una call for paper finalizzata all’acquisizione di contributi.
Troverete tutte le informazioni dettagliate al link
https://www.semio-cross.it/post/cfp-carte-semiotiche-annali-9-scene-della-nostalgia
Contributi in italiano, inglese, francese, spagnolo
Indicazioni operative
Lunghezza abstract: max. 2000 caratteri spazi inclusi (circa 500 parole)
L’abstract dovrà riportare le indicazioni di una bibliografia minima di riferimento. Lunghezza articoli: max. 40.000 caratteri spazi inclusi (circa 8000 parole)
Immagini: b/n in corpo testo e a colori in file separato (jpeg, png, risoluzione almeno 1500 pixel nel lato maggiore)
Termine consegna abstract: 10 SETTEMBRE 2022
Data comunicazione accettazione proposte: 17 SETTEMBRE 2022
Termine consegna contributi selezionati: 15 DICEMBRE 2022
Fine del processo di revisione: 30 GENNAIO 2023
Data prevista di uscita del volume: MARZO 2023
Caro Giuliano,
è passato un anno da che ti sei incamminato per i sentieri di foreste che ancora non avevi esplorato, verso i Campi Elisi.
Molte cose sono cambiate nel nostro mondo, caro Poeta d’Oro, caro cavallante Angelico Viandante. La pandemia continua, anche se sembra meno pericolosa, ma miete ancora vittime. È accaduto quello che neppure tu avresti previsto, con i tuoi scatenati voli di immaginazione fino alle stelle, alle costellazioni, al mormorio che dette origine all’universo: è scoppiata la guerra.
Eppure ci avevi messo in guardia nella Commedia della fine del mondo, contenuta nel Lato oscuro di Nane Oca, mostrandoci giganteschi Dini che non volevano credere alla catastrofe incombente, orgogliosi della loro dinosaurica enormità e trascuranti i pericoli. In questo anno perfino a un consesso dell’Onu un velociraptor, qualche tempo dopo i tuoi mastodonti, lo aveva detto: “Siete sull’orlo di un disastro”.
Mentre voli fendendo le stelle o ci guardi insieme ai tuoi poeti rari dal Platano Alto dei Ronchi Palù, il favoloso paesaggio del tuo ciclo romanzesco dedicato al magico mondo del Pavano Antico e a Nane Oca – Giovanni che andò in oca per innamoramento – la tua famiglia si è allargata.
«La parola da sola non è mai stata sufficiente per parlare al mondo e farsi capire. Le immagini e in particolare l’illustrazione hanno sempre accompagnato le nostre letture, la pubblicità e in generale tutta la comunicazione visiva contemporanea. Anzi, oggi l’illustrazione è uno dei linguaggi più ricorrenti nell’editoria, dai quotidiani alle riviste, ai libri, forse per la capacità di entrare direttamente in sintonia con una narrazione meno imperativa e «autoritaria» come appare la fotografia e tutto ciò che ha a fare con una documentazione certa e apparentemente inconfutabile.
Non dovrebbero sorprendere i consensi sin qui ricevuti dal libro Dove sono i nostri. Lavoro, classe e movimenti nell’Italia della crisi (La casa Usher, Lucca, 2014). E’ infatti positivo che qualcuno si ponga l’obiettivo di affrontare seriamente la “questione delle questioni”, ossia com’è formato, oggi, il proletariato italiano.
Non si usa qui a caso l’avverbio seriamente. Troppo spesso tale nodo decisivo viene risolto aprioristicamente, ad esempio definendo la nostra classe di riferimento sulla base dell’intuizione, più o meno fondata, di alcune tendenze della realtà sociale e produttiva, senza successive verifiche di alcun tipo.
Di contro, vi è anche chi si basa esclusivamente sulla prassi quotidiana, per cui i soggetti raggiunti dal proprio intervento (che siano i disoccupati organizzati nelle liste o, poniamo, chi lavora nelle cooperative sociali) diventano automaticamente quelli centrali, le cui caratteristiche sarebbero rivelatrici della generale condizione degli sfruttati.
Curiosamente, mentre leggo il lavoro collettivo dei Clash City Workers (Dove sono i nostri. Lavoro, classe e movimenti nell’Italia della crisi, La casa Usher, Firenze-Lucca 2014) mi arriva un testo, ordinato, di due studiosi dell’Hamilton College di New York (Henry Rutz, Herol Balkan, Reproducing Class: Education, Neoliberalism, and the Rise of the New Middle Class in Istanbul, BerghahnBooks, Oxford-New York, 2013): insomma la questione del ripensamento del concetto di classe, e della sua morfologia reale, finisce sempre per raggiungerti da più parti. Certo, il lavoro di Rutz e Balkan non solo riguarda un’altra classe, quella media, ma anche un altro paese, la Turchia, in un periodo economico molto diverso. Infatti buona parte del lavoro etnografico di Reproducing Class risale al periodo in cui il Pil turco cresceva mediamente del 4% annuo, anni ’90, mentre una parte successiva è del periodo in cui il prodotto interno lordo ha sfondato persino il 7% (metà anni 2000). Eppure il lavoro di Rutz e Balkan, come vedremo, finisce per tornare utile proprio per completare il commento al testo collettivo dei Clash City Workers. Leggi l’articolo
Finalmente! È questa l’esclamazione che mi è venuta spontanea dopo aver girato l’ultima pagina del libro Dove sono i nostri. Finalmente! E adesso mettiamoci al lavoro. È un libro che molte e molti aspettavano e io con loro. Ma chi siamo quelli e quelle che lo aspettavano? Tanti, ma forse non tutto il “movimento”; per ora solo quelli che hanno una gran voglia di mettersi in gioco, di mettersi in movimento e gettarsi nella lotta, perché hanno la consapevolezza di essere parte di quel settore sociale, di quella classe che è costretta a vendere la propria forza lavoro per campare e dunque non possono fare a meno del conflitto, della resistenza e dell’offensiva, altrimenti soccombono.